Il dipinto “I viandanti” del pittore Felice Carena, donato dalla famiglia Zanetti a Palazzo Ducale, è esposto presso le sale della Prefettura.
Fa ora bella mostra di sé in Prefettura il dipinto “I viandanti” (1907 circa) del pittore Felice Carena, generosamente donato dal dott. Emilio Zanetti (in memoria del fratello Antonio) e dalla famiglia Zanetti al Palazzo Ducale di Mantova. In virtù della datazione, del soggetto e della precisa volontà di valorizzare l’opera in un contesto adeguato, il dipinto è stato esposto nelle sale di rappresentanza della Prefettura di Mantova. Si tratta di un’opera di notevole qualità, subito apprezzata dalla critica e frutto della mano di un artista di fama.
Felice Carena nacque a Cumiana (Torino) il 13 agosto 1879, da padre impiegato e madre insegnante. Studiò all’Accademia Albertina di Torino. Nelle opere dei primi decenni del Novecento, la sua arte è indirizzata verso la temperie secessionista e simbolista, con predilezioni per Arnold Böcklin e per Eugène Carrière. Negli anni Trenta era tra gli artisti più celebri in Italia, come attesta lo scrittore Raffaello Franchi nel 1936: «(…) affermare che Felice Carena sia oggi uno fra i più cospicui pittori italiani, è cosa assolutamente ovvia».
Del dipinto esiste una versione alternativa – sempre di Carena – di analogo titolo e soggetto, conservata presso la Galleria d’arte Moderna di Udine, datata 1907. L’opera nasce nel contesto della pittura simbolista e populista. Una luce morbida e fioca crea una tonalità serotina, quasi da luce artificiale, dalla quale emergono tinte brune e verdastre e il brillante rosso della veste della bambina in primo piano. Emerge con prepotenza la tematica sociale, che trova espressione negli anonimi protagonisti, vittime inermi della loro povertà: un’umanità rassegnata a una condizione di sofferenza senza riscatto. L’artista dipinse quest’opera non ancora trentenne, mentre frequentava il poeta Giovanni Cena, appassionato diffusore del socialismo umanitario. Eppure, nonostante l’impegno sociale dell’opera, quando lo scrittore russo Maksim Gor’kij, considerato uno dei padri del realismo socialista, la vide, a Roma, ai primi del Novecento, egli disse al pittore che «questi poveri non sono abbastanza poveri», poiché trasfigurati dall’arte in qualcosa di grande e poetico. La fortuna della composizione, all’epoca assai lodata dalla critica tanto da essere giudicata «tra i pezzi di pittura più forti che da molti anni siano stati dipinti in Italia» (Mario Lago, 1910), spiega l’esistenza di una seconda redazione.
«I “doni” portano gioia e per questo – afferma Gerlando Iorio, Prefetto di Mantova – richiedono doverosi quanto sentiti ringraziamenti: alla famiglia Zanetti per la sensibilità e l’attenzione riservata alla comunità mantovana; al dott. L’Occaso, Direttore del Museo di Palazzo Ducale di Mantova, per aver curato l’esposizione permanente dell’opera nelle sale della Prefettura di Mantova. Quale miglior collocazione, se non nel Palazzo del Governo, poteva avere il dipinto I Viandanti di Felice Carena, tra i più significativi artisti di inizio Novecento. Gli aspetti fortemente sociali indagati dall’autore, infatti, sono spesso al centro dell’azione prefettizia sul territorio e ne caratterizzano la funzione. Il soggetto della composizione tuttavia non può trasmettere un sentimento di mera mestizia. Al contrario, l’opera trasferisce, in chi sa guardare con spirito di fiducia, un sentimento soprattutto di speranza. I viandanti incarnano la metafora del viaggio, del mettersi in cammino e in contatto con il prossimo. I volti dei protagonisti trasmettono la malinconia e tutto il peso del disagio vissuto, ma il movimento sia pure appesantito e lento dei corpi mostra una postura che parla di sfide e di coraggio, quello necessario per affrontare un percorso, forse difficoltoso e insidioso, come quello della vita, che però conduce alla conoscenza e alla formazione, ma anche a riconoscere la diversità e l’altro».
La presentazione al pubblico è avvenuta nel contesto delle celebrazioni della Festa della Repubblica dello scorso 2 giugno, costituendo uno dei momenti più significativi della manifestazione, insieme alla partecipazione dinamica dei giovani fortemente voluti dal Prefetto Iorio: da un lato, la dinamicità dei temi legati al sociale richiamati dal dipinto; dall’altro lato, la gioia e la speranza dei ragazzi che hanno portato il tricolore tra la gente nelle vie cittadine.